Dopo l’ultimo articolo, sulla psicologia positiva di Seligman, una affezionata lettrice mi ha scritto una lettera che ho ritenuto di riportare.
Buona lettura
Caro dottore,
psicologia positiva, queste due parole messe assieme producono qualcosa di gradevole, di benefico, di rassicurante, perché se prese singolarmente possono sortire qualcosa di oscuro e non conosciuto.
Prendiamo la parola Psicologia, “scienza che studia i processi psichici coscienti e inconsci, molto profondi e remoti, cognitivi (percezione, attenzione, memoria, linguaggio, pensiero ecc.) e dinamici (emozioni, motivazioni, personalità ecc.)”. Solo a leggerle e menzionarle queste parole mettono ansia.
Ora la parola Positiva, si dice di una persona quando è considerata “ottimista, incline a cogliere gli aspetti migliori o più vantaggiosi della realtà”. Ma a volte viene usata in senso sbagliato: “sii positivo!”, magari detto ad una persona depressa e quasi sempre, anzi sempre, si sortisce l’effetto contrario. Oppure “É una cosa positiva”, cioè bella, gradevole, ma anche qui dipende dai punti di vista.
Felicità e benessere sono termini intercambiabili, secondo lo psicologo Seligman e sono gli obiettivi che la psicologia positiva si prefigge.
Sempre secondo il Dr. Seligman, per raggiungere la felicità autentica bisogna seguire delle linee guida e sta ad ognuno di noi cercare di far tesoro di questo “dictat” che in certe persone è innato, probabilmente nelle persone ottimiste per natura, coloro che vedono il bicchiere mezzo pieno, e in altre invece va acquisito, con l’aiuto di un supporto o applicandosi e imparando a “ limare” quegli spigoli taglienti per cui si è abituati a vedere il bicchiere mezzo vuoto, anzi, a volte, vuoto.
Se il Dr. Seligman sostiene che chiunque può ritrovare (forse crescendo lo abbiamo perso) il meglio di sé, dal punto di vista emotivo, seguendo sempre delle linee guida, senz’altro sarà così.
È senza dubbio una cosa bella e confortante sapere che certe nuove modalità emotive-psicologiche, come l’ipnosi, vengono adottate per arrivare a cambiare la visione delle cose.
Siamo tutti diversi l’uno dall’altro, abbiamo tutti dei trascorsi, dei retaggi, un patrimonio di geni e DNA, una chimica diversa che porta ad influenzarci nel comportamento, ed è lì che bisogna lavorare, partendo dalla consapevolezza. Sì, un buon inizio è la consapevolezza.
A volte, poi, il vedere o sentire positivo o negativo può dipendere dal momento, dalla situazione in cui ci si trova, dagli stati d’animo in cui si trovano le persone a te vicine e che se “soffri” di una eccessiva empatia
andranno ad influenzarti.
Riguardando un album di foto, oppure scorrendole dal cellulare, ci si può imbattere in ricordi che non sempre in quel periodo sono risultati positivi, vuoi perché la persona che avresti voluto vicina in quella foto era venuta a mancare o perché il tempo meteorologico aveva “guastato” la giornata e i piani, ma posso assicurare che col tempo tutto apparirà meno negativo, fanno comunque parte dei nostri ricordi, dei momenti del nostro passato e che andavano assaporati.
Mi sono chiesta allora non è che la vera essenza sia l’angolatura dalla quale si guardano le cose? E allora perché non prenderne subito consapevolezza?
Anche ora mi ritrovo a scorrere le foto fatte in un viaggio di tre giorni, dopo anni di sofferenza sarebbe stata la mia prima vacanza da sola.
Lago Maggiore e Isole Borromee, posti incantevoli, da assaporare col sole o, alla peggio, con il tempo nuvoloso, ma non sotto una pioggia battente di tre giorni. Eppure in quelle foto appaio fradicia, ma sorridente e contenta. Sorridente perché stavo bene comunque, mi ero messa alla prova, partendo per la prima volta da sola, dopo tanta sofferenza e disperazione e contenta perché i luoghi erano bellissimi, seppure sotto una pioggia scrosciante.
Guardare e osservare da un’altra angolazione, dall’angolazione meno buia e più luminosa che ti è dato prendere. Sarà forse questo il segreto dell’autentica felicità, viversi a pieno il presente, perché bene o male non tornerà e prepararsi a cogliere sempre il meglio del futuro.
Più facile a dirsi che a farsi? Provare non costa nulla e intanto iniziamo col spostarci verso un’altra angolazione, quella con più luce.
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In questa lettera troviamo molti aspetti che esulano anche dalla psicologia positiva. La signora ha voluto portare una propria testimonianza ed un proprio vissuto.
Il percorso che ci invita a fare lo psicologo Saligman, passa attraverso la ricerca dell’autenticità e, richiede un cambiamento e una rinuncia di ciò che ci rende sicuri. Ci chiede di mettere occhiali nuovi alla nostra mente. Cara lettrice, Seligman ci invita a fare un profondo percorso dentro di noi, a vivere la vita anche con l’anima. Una scelta difficile, ma questa è una scelta di libertà, grazie alla quale l’individuo si concede finalmente il lusso di scoprire il vero Sé.
Cos’è l’autenticità?
L’autenticità affonda le sue radici nella psiche, quell’anima spirituale che ci permette di ascoltarci, di sintonizzarci con il nostro Sé per seguire i nostri reali interessi e desideri e magari costruire qualcosa che non pensavamo di riuscire a produrre.
Che strada percorrere? Cosa fare?
L’unica via per poter realizzare ciò è superare noi stessi. Dobbiamo andare oltre i nostri limiti, guardare aldilà dai nostri occhi ed assumere una prospettiva tutta nuova.
Il più delle volte, tutto questo, è lontano dalla nostra percezione. Rimaniamo ancorati ad un passato che ci dà sicurezza, ma ci imprigiona fungendo da impedimento alla nostra evoluzione.
Non è facile! ma non impossibile
La scommessa che scegliamo di fare, con noi stessi, è accettarsi nella nostra contraddizione insita nella natura dell’essere umano. Conoscersi significa entrare in contatto con la nostra eterogeneità. Non siamo mai gli stessi se scegliamo la libertà di essere meravigliosamente unici.
Cosa significa essere veri!
Essere veri significa costruire relazioni soddisfacenti, con gli altri, e rispettare la nostra natura di esseri umani. Abbiamo un potere in mano: che è il potere della consapevolezza di noi stessi, dei nostri sentimenti e del nostro dolore. Il dolore non ha bisogno d’essere elaborato, quanto vissuto, quando le vicende della vita mettono a rischio la nostra incolumità e minacciano il nostro benessere.
Cara lettrice ti ringrazio per la tua lettera che ricerca risposte e significati profondi. Ti lascio solamente questi spunti di riflessione.
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Lo sguardo “nuovo” verso il presente è quello dell’anima spirituale che comunica con il pensiero.
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Nella lotta contro il disagio psichico ci creiamo un mondo di illusioni che ci mette a riparo da una sofferente verità. La difesa più comune che si innalza è la negazione dei sentimenti che ci porta alla creazione di un falso Sé.
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Non abbiamo il potere di modificare il passato né tanto meno la possibilità di eliminare la sofferenza. Ciò che possiamo fare è cambiare noi stessi. Conoscere la nostra storia, capire i nostri sentimenti; viverli attraverso il nostro corpo e pensarli con la nostra mente.
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Autenticità significa essere liberi e padroni di se stessi; vincere la paura di non essere ciò che gli altri si aspettano da noi e correre il rischio di scomparire agli occhi di chi ci pretende diversi.