DIVENTARE ADULTO. L’età adulta è la fase evolutiva di cambiamento che segue l’adolescenza e precede la terza età. La vita dell’adulto si sostanzia sempre di più nel cambiamento come crescita biologica, identitaria, cognitiva-emotiva, sociale e culturale. Un cambiamento tra presente, passato e futuro, tra memoria, attesa e desiderio. L’adulto è soprattutto attraverso l’esperienza, il pensare/fare, la motivazione, l’agire, che costruisce e ricostruisce i propri processi di identità personale e di appartenenza sociale.
Peter Blos già agli inizi degli anni sessanta parlava del fenomeno dell’adolescenza prolungata. Oggi siamo nel pieno di questi fenomeni psico-sociali. Infatti la fase di entrata nei ruoli di adulto è via via sempre andata allungandosi, la fase adolescenziale si è prolungata nel corso dei decenni.
Irene Muller ha fatto una riflessione interessante sugli adulti di oggi e li definisce in due modi:”Noi cinquantenni, una generazione tormentata”e “vecchi bambini che ancora non riescono a crescere”.
Z.Bauman descrive il nostro tempo come una “vita liquida” caratterizzata da una società multimediale, da incertezza dovuta a crisi sociali, economiche e ambientali.
Vivere l’adultità rappresenta un obiettivo, una sfida sempre più difficile: la crisi strutturale, la paura e l’incertezza del futuro, la realizzazione di Sé sembra più complessa così come la complicazione di prendere delle decisioni, costruire relazioni stabili, maturare comprensione e progettualità; la conquista della serenità è ardua.
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In questo contesto le conseguenze associate al deterioramento delle condizioni di vita genera forti tendenze depressive, che talvolta culminano con il suicidio. Le condizioni di vita attuali portano a stress, depressione, ansia, preoccupazione economiche e tensioni generali che sfociano anche sul piano coniugale.
Ti rivedi in questa descrizione?
A volte non è semplice il processo di consapevolezza perché richiede fatica, impegno e sofferenza. Infatti spesso succede che le persone manifestino dei sintomi che possono essere:
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psichici, quali la tristezza, l’inquietudine, l’ansia, l’agitazione, i pensieri negativi. Sintomi che si fanno sentire intensi e perdurano nel tempo. Oppure la dipendenza da persone, oggetti o sostanze.
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Fisici, senza cause mediche accertate o a causa di stress, ad esempio; mal di testa, mal di stomaco, scariche diarroiche, pesantezza al petto, tachicardia, pruriti alla pelle, gola chiusa, processi infiammatori genitali o malattie psicosomatiche.
A volte ci accorgiamo che alcuni nostri comportamenti non sono funzionali a noi e desideriamo cambiare:
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Aspetti di noi che non ci piacciono: identitari o legati al contesto in cui viviamo
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Caratteristiche personali che non ci fanno stare bene: insicurezza, pazienza, timidezza, irascibilità, sensibilità
Che cosa fare quando si vive questo mal-Essere.
Lavorare e rafforzare la propria autostima e il sentimento di sé come persone capaci e competenti. Sviluppando l’autonomia, l’autoresponsabilizzazione, la capacità e libertà di scelta.
Quando rivolgersi a un professionista psicologo?
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Quando sentiamo la necessità di un cambio di prospettiva
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Quando percepiamo d’aver bisogno di aiuto
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Quando un evento improvviso ci ha stravolto la vita tanto da paralizzarci
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Quando ci rendiamo conto di non essere più felici e non sappiamo cosa e come fare per stare meglio
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Quando ci sentiamo chiusi in gabbia
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Quando ci sentiamo incompresi e abbiamo bisogno di un linguaggio nuovo
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Quando abbiamo problemi di relazione
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quando ci sentiamo esauriti, stanchi psicologicamente e/o emotivamente
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quando abbiamo voglia di conoscerci meglio
LA RISPOSTA DI UNA LETTRICE
Buongiorno Dottor Ceschi,
l’argomento da Lei scelto è molto delicato per me, perché nel modello di vita che mi ero prefissata mi auguravo di diventare una vecchia saggia, di quelle persone che sarebbero state di esempio per i più giovani, dispensatrici di consigli e buon esempio.
Tiro le somme, invecchiata lo sono, il primo proposito è stato espletato, ma il secondo temo proprio di no, la saggezza non è arrivata con la vecchiaia e ahimè, analizzando i fatti Dr. Ceschi, non ho raggiunto neppure l’obiettivo adultità, quello che Lei spiega nel Suo articolo.
Con il termine adultità si intende quando un individuo è passato dall’adolescenza all’età adulta, quando si sono ultimati tutti i compiti evolutivi, si ha un lavoro, una casa, una famiglia e tutti gli obiettivi sono stati centrati.
Dai vari studi fatti, però, questa fase, complici i tempi incerti fatti di crisi economiche e ambientali e la società multimediale, diventa sempre più rara e raggiungerla quasi impossibile.
Guardando la gente poi si fatica a dare loro un’età cronologica, bambini vestiti da ventenni, quarantenni con abbigliamento da liceali, sessantenni che appaiono eterni adolescenti.
Una gran confusione!
Analizzando le varie fasi di vita si inizia con:
– l’infanzia (dalla nascita fino ai 10 anni);
– l’adolescenza (dai 10 anni ai 18);
– l’età del giovane adulto (dai 18 anni ai 25);
– prima età adulta (dai 25 ai 40 anni);
– età adulta media (tra i 40 e 60 anni);
– età adulta avanzata (dai 60 anni ai 75);
– tarda età adulta (oltre i 75 anni in poi).
In effetti, tutte queste fasi hanno dei traguardi da raggiungere per poi passare alla fase successiva.
La scuola, il lavoro, l’autonomia dai genitori, il consolidamento del proprio sè, la carriera, la cura della vita familiare, dei figli.
Quando poi i figli escono di casa arriva il pensionamento, si ridefinisce il proprio ruolo, si riflette e si tirano le somme sul proprio vissuto, la propria vita, ci si prepara a riorganizzarsi e ci si adatta ai cambiamenti dovuti all’età.
Spesso poi le cose si invertono e sono i figli a prendersi cura dei genitori.
Ecco tutto questo era ma non è più. Ora sarebbe utopia.
Lei Dr. Ceschi nel Suo articolo elenca una serie di malanni che nutrono il nostro mal-essere e scrive Ti rivedi in questa descrizione?
Si, al 100% !
E con consapevolezza, soffrendo molto e come Lei ben sa ci sto lavorando, mi sto battendo.
Con tenacia? Non lo so ma ci provo.
Grazie Dr. Ceschi e cordiali saluti.