Quattro contributi dei lettori….dolore fisico e dolore emotivo

Comprendere l’autolesionismo

In questo articolo ho inserito tre lettere che mi sono arrivate dopo l’ultimo articolo che ho pubblicato. Preciso che l’ultimo articolo riguardava una lettera di una lettrice che non comprendeva fino in fondo gli atti di autolesionismo che molti giovani si provocano. L’ho pubblicata perché penso sia il pensiero della maggioranza delle persone, ma come avevo scritto nell’articolo precedente le motivazioni emotive-psicologiche che stanno dietro a tale comportamento sono molto più complesse del semplice: ho bisogno di attenzione.

La prima email che mi è arrivata è questa.

Che superficialità e sommarietà nell’affrontare un tema così complesso

Iniziamo dalle critiche, che ci permettono di crescere. Lo stesso giorno però mi è arrivata questa lettera.

Salve dottore,

queste argomento mi tocca particolarmente perché ho avuto, per un periodo, attacchi di autolesionismo esattamente come quelli nella foto. Poiché era estate non riuscivo a nasconderli ma li giustificavo con la gente dicendo che erano causati da prurito a seguito dermatite (e la gente ci credeva…).

E’ proprio come dice lei, la parte interna di noi che urla a squarciagola che non ce la fa più. Personalmente ne sono uscito dopo qualche tempo, ma solo per vedere nascere altri sintomi di cui non mi metto a parlare. Niente di ingestibile, però sono sempre là, cani da guardia che mi ricordano in continuazione chi dovrei essere invece di complimentarsi per quello che sono.

Grazie

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Le altre due lettere che potete leggere di seguito parlano di bulimia. Sono entrambe molto profonde e prive di retorica. Secondo me ricche di umanità e leggendole possiamo comprendere un po’ meglio cosa vuol dire soffrire….

“ Ma non sei ancora stanca ? 

Stanca di vivere così. 

Stanca di non “ premiarti”  mai.

Stanca di credere di non fare e di non essere mai abbastanza?

Stanca di non dirti mai “ brava” e di riempirti di 

“potevo fare di più, potevo fare meglio”…

Stanca di piangere ad ogni boccone in più che, appena fai, ti incolpi fino ad arrivare a farne 10.000 di quei bocconi amari, disgustosi, perché “tanto ormai”… 

Stanca di non concederti di vivere davvero ? “…

Sì, sono stanca. Stanca morta di sopravvivere. 

Sono devastata da determinati schemi, regole, pensieri, agiti.. 

Ma sono altrettanto stanca di certe domande. 

“Perché?  Perché vuoi attirare l’attenzione in questo modo ?” . 

Io ancora basita, senza parole ma ci provo lo stesso a darvi una risposta.

Perché tutto questo ??

Perché nessuno può ascoltarmi davvero. 

O meglio, nessuno può sentire, provare, cosa c’è davvero dietro a quelle risposte. 

Non c’è solo una bocca che parla, c’è un dolore atroce che ti attanaglia e che nessuno può capire perché è indescrivibile. 

Non puoi spiegarlo, non puoi descriverlo. Puoi solo provarlo. 

E non ne parlo non solo perché non puoi capirlo ma perché ho paura. Perché viene sempre e solo correlato e sminuito ad una “ ricerca di attenzione” come se fosse una malattia, una patologia di cui ne vai in cerca.

Ma no, non è così. 

Se fosse per attirare l’attenzione, se fosse per essere considerata, per urlare al mondo

 “io esisto” penso che non ci sarebbero persone che arriverebbero alla morte per un corpo troppo malnutrito dove ormai gli organi non funzionano nemmeno più o per un infarto fatto a causa di un cuore troppo debole. 

Eppure 3500 è il numero di morti accertate all’anno in Italia per DCA.

E chi arriverebbe alla morte per questo?? 

Nessuno. Solo qui dovrebbe essere chiaro che questa malattia non è un “capriccio” , non è mancanza di appetito o al contrario golosità.

Non è lasciva, pigrizia, mancanza di volontà o al contrario voglia di passare la giornata a devastarsi di esercizi o corsa.

Sotto ci sono dolori strazianti, lancinanti, autolesivi che possono essere un problem di autostima e mancata rappresentazione del Sè, traumi, paure, emozioni talmente forti e ingestibili che ti portano a tutto ciò. Le motivazioni possono essere infinite, ognuno ha la sua ma considerarla una poca considerazione nei confronti della vita o un assurda forma di autolesionismo penso sia superficiale e irrispettoso per tutte le persone che lottano per combattere contro queste patologie psichiche. 

La seconda lettera invece parla di come la persona vive i momenti prima, durante e dopo un gesto di autolesionismo.

Dovrebbe scottare visto che la fiamma arde, ma no, non brucia, non abbastanza. 

È un dolore sopportabile, troppo sopportabile.

Lascio gli ultimi tiri di sigaretta, giusto quel poco di cenere che la divide dal filtro e la schiaccio prepotentemente sulla mia pelle. 

Nemmeno un respiro profondo.

Tutto fatto con una tranquillità quasi inquietante nel sembrare un gesto plausibile, tollerabile, normale. 

Il mio corpo, il mio braccio immobili, sembravano non aspettare altro. 

Non c’è nessun dolore che possa allietare quello che c’è nella mente se non provare un altro dolore forte che possa lenire tutti quei pensieri, quelle emozioni ingestibili che fanno troppo male, sono indomabili, fanno paura, fanno un chiasso assordante ed io non li posso più sopportare.

C’è una consapevolezza abbastanza fondata ma che ultimamente è in lotta con tranelli, trabocchetti, che mi stanno dando filo da torcere. 

Maledetta mente che mente. 

Maledetti stratagemmi, menzogne che mi fanno sentire in trappola e di conseguenza agire facendo passi , mosse totalmente sbagliate.

La cosa che più mi fa male e mi fa riflettere a mente fredda è la capacità che hanno i miei pensieri nel farmi fare ragionamenti che pur sapendo siano errati, che vanno solo contro di me, riesce a raggirarli fino a convincermi che sì, è la cosa “ giusta”, “ opportuna” da fare, ORA! 

Il dolore ora si fa sentire. Ora respiro.

 

Ringrazio tutte le persone che mi scrivono e che leggono questo blog, perché  personalmente mi sento arricchito ogni volta che posso leggere le storie di vita degli altri che sono così diverse dalla mia storia. Così diverse ma non così lontane.

Grazie