Come uscire dai pensieri ossessivi

Pensieri ossessivi
Pensieri ossessivi

Quante volte hai deciso di combattere un pensiero che ritenevi fastidioso?

Prima di addentrarmi in questo argomento molto complesso e, allo stesso tempo, molto affascinante, ti voglio riferire un aneddoto che Milton Erickson amava raccontare ai propri pazienti.

Erickson era nato all’inizio del ventesimo secolo da famiglia contadina che si era trasferita in una zona rurale del Wisconsin. Un giorno all’età di nove anni vide il padre che stava cercando di far entrare un vitello nella stalla. Il famoso terapeuta racconta che la scena era esilarante. Da una parte, c’era il padre che con tutte le sue forze aveva afferrato le corna del vitello e tirava l’animale verso la porta della stalla. L’animale a sua volta si era bloccato e con la stessa forza si opponeva e tirava nella direzione opposta. Erickson stava in un angolo e guardava questa scena. Si divertiva a vedere come il padre e l’animale non riuscissero a muovere un passo. In quell’istante capì come aiutare il padre. Si avvicinò piano all’animale da tergo e tirò la coda del vitello. L’animale sentendosi tirare la coda partì immediatamente e corse all’interno della stalla.

Questo aneddoto verrà utile alla fine dell’articolo; ti aiuterà a capire cosa devi e cosa non devi fare con i pensieri ossessivi.

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I pensieri sono di natura sfuggente infatti molto spesso facciamo fatica a definirli, a dargli una valenza emotiva. La pratica della Mindfulness serve proprio a prendere confidenza con il nostro flusso di pensiero. Questa pratica, non di facile attuazione, per essere efficace deve essere esercitata quotidianamente se vogliamo apprenderla e se vogliamo vedere dei cambiamenti a livello psicologico ed emotivo.

Cosa facciamo normalmente con i nostri pensieri?

Esistiamo dal momento in cui iniziamo a pensare. Prima è difficile definirci e definire il mondo in cui viviamo. Abbiamo bisogno di avere un vocabolario sufficientemente ampio, per definire il mondo circostante e il nostro mondo interiore, non possiamo dare senso alla vita esteriore ed interiore.

Un bambino di pochi mesi non ha queste competenze e molte ricerche dimostrano che i bambini fino all’età di sei/sette anni utilizzano solamente la comunicazione non verbale per assimilare le relazioni.

Anche quando cresciamo ci facciamo portare dai nostri pensieri come su un nastro trasportatore. Solamente per brevi momenti ne abbiamo consapevolezza. Molto spesso afferriamo solo i pensieri più razionali e pragmatici che ci organizzano la giornata.

Quando iniziamo a stare attenti ai nostri pensieri?

Come spesso accade stiamo attenti ai nostri pensieri quando iniziano a darci fastidio ad essere ossessivi e compulsivi. In questi casi poniamo attenzione maggiore al nostro flusso di pensiero, perché oltre ad essere costante è anche fastidioso. Di norma siamo abituati a fare qualcosa quando quella cosa ci disturba. Se portiamo un vestito o un paio di scarpe strette, le quali ci danno impiccio, appena possibile, cerchiamo di toglierceli. Siamo abituati a farlo e cerchiamo anche di farlo con i pensieri. Appena ci accorgiamo d’avere dei pensieri ossessivi e compulsivi li combattiamo e cerchiamo di eliminarli. Solitamente cerchiamo di non pensare. Ci diciamo non fare quel pensiero. Anche se ci accorgiamo velocemente, che non ci riusciamo, ma sapendo fare altro continuiamo a ripetercelo senza alcun risultato.

Ti ricordi il racconto di Milton Erickson?

Cosa aveva appreso Erickson attraverso l’esperienza del padre con il vitello?

Il famoso psichiatra aveva capito che in alcuni casi non dobbiamo opporci, bensì assecondare le forze che vogliamo contrastare.

Per quanto riguarda i pensieri ossessivi il consiglio è quello di accettarli e di comprendere la loro natura, la loro radice profonda.

Non dobbiamo avere paura di nessun pensiero anche se è assillante. Se lo assecondiamo, ad accoglierlo, riusciremo a comprenderlo e a capire cosa lo trattiene dentro di noi. Il processo non è sempre semplice e veloce, ma è l’unico che può portare alla guarigione. Vi ricordo come ho già spiegato nel video pillola “ Dove nascono i pensieri compulsivi” che alla base dei pensieri compulsivi c’è sempre una precisa emozione, la rabbia.

LE RISPOSTE DEI LETTORI

Buongiorno Dottore,
 
come Lei già esordisce, l’argomento affrontato é molto complesso e il divertente aneddoto su Erickson spiega senz’altro bene che “prendere il toro per le corna” non sempre é produttivo anzi, in certi casi, l’esito può essere nefasto.
 
Non so se i miei pensieri possano rientrare tra quelli ossessivi, forse li definirei preoccupazioni ossessive, il pormi delle domande, l’avere dei dubbi, il presagire qualcosa di pericoloso e negativo per tutto ciò che è inerente al futuro, un’incertezza sul mio essere e quando questi “brutti momenti” arrivano mi portano l’avvilimento, la sfiducia, la tristezza e la perdita di speranza per poi arrivare alla semidepressione, come la chiamo io, che solitamente dura un po’ di giorni, poi passa e allora riemergo, ritorna l’ottimismo, inizio a rivedere tutto sotto un altro aspetto, un’altra luce, lo sconforto e le preoccupazioni vengono destabilizzati, sotterrati, non distrutti, ritorneranno, si riaffacceranno, faranno capolino, prima timidamente, poi sfrontatamente, per scemare pian piano. 
 
Come esco da questi pensieri/preoccupazioni? 
Con la consapevolezza che prima o dopo se ne andranno e che ritornerò a star bene.
So già comunque che si rifaranno vivi e so già che riserverò loro lo stesso trattamento. Solita routine.
 
Giustamente, come Lei dice, se accogliamo il pensiero ossessivo riusciremo a comprenderlo e a capire cosa lo trattiene dentro di noi e che alla base di questi pensieri compulsivi c’è sempre la rabbia. 
Tutto vero Dottor Ceschi e aggiungerei anche, nel mio caso, il rimuginare il passato.
Spero vivamente di riuscire prima o poi a cacciare fuori questa rabbia, per poter vivere al meglio il mio presente.
 
Grazie e cordiali saluti.
 
Gentile dottore ho visto il Suo nuovo sito e sicuramente posso capire la Sua soddisfazione nell’averlo creato personalmente. Lei è un grande lavoratore e riesce sempre ad aiutare gli altri con i Suoi articoli dai quali si riesce sempre a capire le cose o gli atteggiamenti interiori con i Suoi suggerimenti. 
Federico sta facendo il suo percorso e spero tanto che arrivi anche a lavorare
Intanto andiamo avanti.
Le auguro una buona giornata cordiali saluti. 

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