ACCETTARSI CRESCITA PERSONALE. Molto spesso i miei pazienti mi dicono che non si accettano, che sono sbagliati. In questo caso vedo una difficoltà nella crescita personale. Non è facile andare d’accordo con il proprio Io, soprattutto di questi tempi in cui siamo martellati da immagini e di persone sempre al top. I social network, la TV e i giornali ci mostrano costantemente persone in forma, sorridenti e perfette. Ci fanno credere che è facile accettarsi se tutto va bene. Quando vediamo queste immagini scatta subito il confronto. Purtroppo però scatta il non sapersi accettarsi e non c’è uno sviluppo di crescita interiore. Confrontarci con gli “altri”, soprattutto se sono immagini falsate, è deleterio per chi non ha una buona opinione di se stesso. Di sicuro il costante martellamento dei media non ci aiuta a crescere bene, ma il vero problema non va ricercato solo su questo versante.
Perché facciamo fatica ad accettarci?
Le radici di questo “schema mentale” devono essere ricercate nel nostro passato. Partiamo dall’assunto che nessun neonato pensa di non andare bene. Anzi, al momento della nascita il neonato ha una buonissima opinione di se stesso. Dopo aver fatto la sua prima e più grande fatica, cioè uscire dal grembo materno, immagino si senta un “figo”, stremato ma felicissimo di quello che ha fatto. Detto questo non è difficile pensare che ogni neonato abbia una buonissima opinione di se stesso. Questo è il primo “imprinting” che viviamo tutti, ma che non rimarrà a lungo. Da quel momento in poi dovrà iniziare a relazionarsi con il mondo esterno formato soprattutto da adulti. Ecco il punto critico. Gli adulti che si prenderanno cura di quell’esserino.
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Genitore buono vs Genitore cattivo
Fin da subito il neonato inizierà a percepire quando è accettato e quanto amore c’è nella relazione di accudimento. Penso sia impossibile sentire un genitore ammettere “non ho voluto bene a mio figlio”. È indubbio che ogni genitore abbia delle aspettative e delle preferenze sull’identità di genere dei propri figli. Ci sono genitori che nel loro immaginario vogliono o un maschietto e una femminuccia.
Quanto può influenzare tale aspettativa nell’attaccamento con la prole?
Molto di più di quello che si possa immaginare.
Riporto cosa ha detto la compagna di un mio amico quando era al sesto mese di gravidanza. Questa “madre” primipara, con un desiderio non celato di volere una figlia, tanto che quando aveva saputo che in grembo stava crescendo un maschietto ne fu palesamene delusa, disse con nonchalance “appena ca….(non riportabile parola alquanto volgare e inappropriata) fuori XXX mi berrò un bel bicchiere di Amarone”. Questo esempio, di sicuro estremo, può farci capire l’importanza delle aspettative che hanno i genitori sull’identità di genere dei figli. Nei colloqui di psicoterapia emerge molto spesso questo tipo di atteggiamento che i pazienti non in modo consapevole hanno vissuto nella loro infanzia. Bambini che vengono chiamati bambine, secondo figlie che non ricevono alcuna attenzione oppure maschietti che essendo il secondo oppure il terzo dopo due sorelle che hanno trattamenti e attenzioni che le prime non hanno mai avuto.
Cosa fare per apprendere l’accettazione?
Ti dico subito che non è facile, ma comprendi che le cose facili non ti servono a nulla. Solo se ti impegni in attività che ritieni difficili potrai apprendere qualcosa di nuovo. Asserito ciò che può sembrare una provocazione, ma che pochi sono disposti a farlo in maniera costante, ti consiglio di prenderlo alla lettera, altrimenti non riuscirai a migliorarti. Le cose da fare sono poche ma fondamentali.
Inizia a vedere le persone e non i ruoli
Quando si parla di genitori pensiamo sempre a due adulti che si butterebbero nel fuoco per i figli. Invece, i genitori hanno dei nomi e sono delle persone, con tutti i limiti del caso. Spoglia i tuoi genitori dal ruolo ed inizia a vederli come persone. Per farlo inizia a relazionarti con loro utilizzando i loro nomi propri. Quando inizierai a relazionarti con Marta o Pietro vedrai chi sono veramente. Se sei stato fortunato avrai avuto due brave persone amorevoli e comprensive. Altrimenti avrai avuto due persone che non riescono ad amare, che forse hanno delle psicopatologie e con grosse difficoltà nell’accudimento dei figli. Nulla di grave, solamente che nel secondo caso vivrai un forte dolore. Dolore emotivo che va riconosciuto, accettato e vissuto. Solo se lo vivrai potrai trovare un nuovo equilibrio.
Accetta i tuoi punti deboli per poter crescere
Pensare di andare bene se siamo perfetti è una bella illusione.
In natura nulla è perfetto, perché mai dovresti esserlo tu?
Siamo completi e possiamo crescere se riconosciamo i nostri punti forti, le nostre virtù, ma dobbiamo includere anche i nostri punti deboli e i nostri difetti. Stai lontano dal tuo ideale. L’ideale non esiste è solamente nel nostro immaginario. Fare tutto bene, nei tempi giusti e senza errori non è la strada che devi percorrere per accertarti. È facile accertarsi se fai la cosa giusta, e come ti ho detto non cercare le cose facili. Inizia ad accettare le cose che non vanno in te. Accettare le nostre mancanza non vuol dire biasimarsi, bensì cercare di migliorarci con impegno e costanza.Sii pronto a stare da solo e a crescere
Questo forse è il punto più difficile. Abbiamo una paura ancestrale della solitudine. Lo stesso Freud parla di angoscia di separazione come prima grande paura dell’essere umano. Se inizi a volerti bene, a non vivere relazioni tossiche, se sviluppi il tuo vero essere noterai che molte situazioni non sono da portare avanti. In questo caso potrai sentirti solo. Nulla di grave, stai solo facendo pulizia. Quando una persona fa crescere e sviluppare se stessa non viene quasi mai compresa. Il motivo è semplice. Gli “altri” ci vogliono come dicono loro. Se non li assecondi utilizzeranno il senso di colpa, oppure si negheranno, in altri casi sarai sommerso dal giudizio negativo. Per esperienza noto che molti utilizzano il senso di colpa per far fare quello che desiderano.
Per accertarsi bisogna anche saper stare soli, sia per far emergere la propria natura sia per non stare a regole o proiezioni altrui che non ci appartengono.
Di seguito riporto una poesia di Carla Babudri, dal libro “Canti e Incanti”
“Sono tornata da me”
Sono tornata da me, come unica destinazione possibile, come strada disponibile, come quel ritorno a casa in sospeso da tanto tempo.
Sono tornata da me, ho visto quanto ho corso contro il tempo, i dolori della mia anima assetata di verità in cerca di acqua.
Mi sono ospitata/o e sono entrata/o, mi sono chiamata/o, mi sono abbracciata/o e accarezzata/o, e mi sono imbattuta/o in una me stessa.
Mi stava/o aspettando con il cuore ricolmo di speranza, diversa è vero ma sana/o.
Ho visto che ero comunque intatta/o e non frammentata/o come pensavo di essere, ho ritrovato la magia nei miei occhi e l’ho voluta rivedere ancora e ancora.
Ho scoperto di aver sempre posseduto le chiavi, ed è stato bellissimo ritrovarmi.
GLI INTERVENTI DEI LETTORI
Buongiorno Dottore,
ti ringrazio per il bell’articolo su un tema che risulta toccare buona parte di ognuno di noi.
Da parte mia, so per certo di aver iniziato ad accettarmi dopo la prima seduta di ipnosi che abbiamo intrapreso.
Quando mi hai suggerito che dovevo cercare quella bimba smarrita che era dentro di me, ritrovarla, ascoltarla e prendermene cura.
Ho fatto come mi dicevi, l’ho cercata e ritrovata, non è stato facile, l’ho coccolata, me ne sono presa cura, ma soprattutto l’ho ascoltata, è quello che lei voleva sopra ogni cosa, perché nessuno l’aveva mai ascoltata.
Aveva tanto da dire e da dirmi.
È stato molto bello rincontrarci, prenderci per mano, parlarci e ascoltarci, soprattutto per me.
Quella bimba mi ha detto e dato molto.
Non ero più sola!
“Sii pronto a stare da solo e a crescere”.
È una frase forte e impegnativa, ma vera.
Molto toccante la poesia di Carla Babudri, mi sono commossa.
Anche Alda Merini non scherzava:
“Più mi lasciano sola più splendo”.
Grazie Dottore e cordiali saluti. XXX